di Claudia Esposito
In una Bologna dalle temperature polari, dai portici ricolmi soprattutto di studenti che lottano per conquistare oltre che un posto nella società, anche un riparo dal vento e dalla pioggia, tra i circa quattrocentomila abitanti, nonostante l’ennesimo divieto del Casm, arrivando fuori all’impianto sportivo comunale Dall’Ara, in memoria dell’amato presidente Renato Dall’Ara che diresse il Bologna dal 1934 al 1964, anno in cui i rossoblu riuscirono a vincere il loro ultimo scudetto e completamente ristrutturato per i mondiali del 1990, una schiera di tifosi napoletani, sono pronti a prendere posto sugli spalti per sostenere i propri beniamini.
Prima dell’ingresso, chiunque persona dall’accento napoletano o che indossi qualcosa che induca i sorveglianti a pensare che si tratti di partenopei, se dovesse sentire l’esigenza di rifocillarsi e quindi recarsi al punto di ristoro più vicino e per uno sfortunatissimo caso dovesse trovarsi dal lato d’ingresso della curva nord bolognese “Bulgarelli” (intitolata a Giacomo Bulgarelli, giocatore e capitano del Bologna dal 1959 al 1975), è costretta a pensare seriamente ad un’ipotesi di assideramento, perchè, è vietato il passaggio ai non-bolognesi.
Nella ventisettesima giornata di campionato,la curva Sud “San Luca” destinata agli ospiti, è invece completamente tinta d’azzurro, con sciarpe e palloncini e proprio da quell’angolo smussato di stadio, s’innalzano i cori “oi vita, oi vita mia”, “la nostra unica fede si chiama Napoli”, dedicato agli undici guerrieri azzurri di Mazzarri che stanno per scendere in campo e “c’avete solo la nebbia”, destinato ai padroni di casa di Colomba.
Doverosi sono gli auguri di buon compleanno al difensore casertano del Napoli Grava, che festeggia il suo trentatreesimo compleanno.
Nonostante una capienza di quasi quarantamila spettatori, lo stadio Dall’Ara è pieno di tanti sogni, speranze e battiti di cuore, ma non di tifosi, soprattutto rossoblu.
Entrano in campo le due squadre per il riscaldamento calpestando un manto verde dalle sfumature bianche per il nevischio. Riusciranno gli azzurri a sciogliere il sangue che scorre nelle loro vene e soprattutto quello dei tifosi?
Si spegne la musica, le bandierine degli sponsor smettono di sventolare in campo, ha inizio il match con il fischio dell’arbitro Romeo di Verona.
Sin dal primo minuto di gioco i bolognesi risultano essere molto più convincenti ed incisivi dei napoletani, tanto che Zalayeta (ex giocatore del Napoli) riesce a trovare la rete dopo averla cercata solo per sei minuti e per rispetto ai suoi ex compagni e per i tifosi azzurri non esulta. Ma gli animi dei rossoblu divampano completamente al dodicesimo minuto, quando è il turno dell’immancabile Adailton di marcare il secondo goal.
Arriva al quattordicesimo la risposta del Napoli con Rinaudo che accorcia le distanze segnando il goal del 2-1.
Una partita durata praticamente quindici minuti. Tutto il resto, come direbbe Califano, è noia. E non perchè i rossoblu durante il resto del match non abbiano dato l’anima, anzi, ma soprattutto perchè una squadra come il Napoli, composta da atleti professionisti dalla bravura inenarrabile, debba giocare puntando al recupero del match e non alla vittoria diretta.
Si spengono le luci del Dall’Ara, il freddo è penetrato nelle ossa ed il sangue, più che essere scorso, si sta coagulando per la ferita auto-infitta.