di Claudia Esposito
Se in geometria si parla di baricentro per indicare la media di tutti i punti x ed in fisica questa parola serve a descrivere la coincidenza del centro di massa di un corpo con il suo centro di gravità, nel centro di Bari invece, nonostante sia una delle quindici città metropolitane d’Italia, c’è la parte storica in cui il tempo sembra essersi fermato, in cui non circolano automobili, dove il silenzio è rotto solo dai pianti dei bambini, dalle madri che chiamano il resto della famiglia per ricordare loro che è pronto il pranzo, dalle risatine piacevoli e composte dei pochi turisti che educatamente si accingono a visitare i monumenti gratuitamente vista la settimana della cultura (16-25 aprile). Lo scenario della quint’ultima partita di campionato dello spettacolo Bari-Napoli, è l’impianto comunale dedicato al santo patrono della città: San Nicola, la cui costruzione fu terminata nel 1990 per opera dell’architetto genovese Renzo Piano, in sostituzione del vecchio stadio della Vittoria e soprannominato l’astronave proprio per le sue caratteristiche moderne. Effettivamente all’interno gli spalti sono un tripudio di colori, l’impianto audio è perfetto, il campo curato… insomma, il luogo ideale dove assistere ad un grande match. Gli attori che solcheranno il palco sono i guerrieri azzurri di Mazzarri in costante atteggiamento difensivo per mantenere la propria posizione ed i bianco-rossi di Ventura (ex-allenatore del Napoli ai tempi della serie C), che vogliono continuare l’ascesa della classifica per entrare in zona Europa. Il Casm ha vietato nuovamente la trasferta ai tifosi azzurri e nonostante il blocco, ci sono molti napoletani che si confondono tra i baresi. Sia i controlli all’uscita della tangenziale di Bari da parte delle forze dell’ordine che i controlli ai varchi per l’ingresso dei tifosi, lo dimostrano. L’ultima vittoria del Bari contro il Napoli risale a dodici anni fa nel gennaio del 1998. Finito il canto dell’inno dei tifosi bianco-rossi che popolano per lo più la curva nord dello stadio e dopo un minuto di silenzio rispettato per le vittime dell’incidente ferroviario a Teramo, il direttore di gara Mauro Bergonzi, fischia il calcio d’inizio con Grava capitano degli azzurri in sostituzione di Cannavaro, squalificato e dopo sette lunghi mesi di assenza dal campo di gioco, rientra per il Napoli Santacroce. I tifosi baresi non possono fare a meno di ricordare il gemellaggio che li lega alla città di Salerno e dagli spalti s’innalza per loro amici salernitani un coro di fratellanza, accompagnato dal di rullo dei tamburi da loro suonati, come accade nel calcio arabo, solo che in questo caso non si tratta di pubblico pagato in presenza di uno sceicco, ma di pubblico pagante ed accorato. Nonostante la forma fisica non perfetta di Lavezzi, le sue scarpette rosse magiche conducono il Napoli non nel fantastico mondo di Doroty, ma al vantaggio dell’1-0 e così termina il primo tempo. Durante i quindici minuti che separano la fine del primo tempo dall’inizio del secondo, il giocatore Jou Paolo, attraversando la pista di atletica del San Nicola, fa il giro dello stadio, ed i tifosi lo osannano intonando cori. Inizia il secondo tempo dopo il primo completamente dominato dagli azzurri sia in attacco che in difesa e dopo poco Lavezzi gonfia un’altra volta la rete portando il risultato a 2-0. Arriva la risposta del Bari con Almiron che accorcia le distanze segnando il gol del 2-1. Sono cinque i minuti di recupero concessi ma non utili a cambiare il risultato del 2-1 e sempre Lavezzi, dopo l’ennesima caduta, una volta a terra, abbraccia la palla. Una stretta dedicata non solo ai tifosi presenti al san Nicola, ma a tutti i sostenitori del Napoli che, col cuore e col sangue che ribolle nelle vene, seguono i propri beniamini nella buona e nella cattiva sorte. Anche se questa volta, è stata meravigliosa.