CALCIO: NAPOLI FERMO A GUARDARE IL VOLO DELL'AQUILA

 di Claudia Esposito

Olimpia, città greca dimora degli atleti che partecipavano ai giochi olimpici, sede degli stessi e luogo ospitante il tempio più famoso: quello di Zeus, padre di tutti gli dei e dio del cielo e del tuono, i cui simboli sono la folgore, il toro, la quercia e l’aquila.

Roma, caput mundi, capitale della Repubblica Italiana, città eterna in cui, nei tempi correnti, è lo stadio Olimpico ad ospitare le gare sportive più appassionanti, come la dodicesima giornata di partite di calcio della serie A che vede scontrarsi la Lazio di Reya versus il Napoli (che per cinque stagioni 2005/2009 è stato proprio sotto l’ala protettrice dell’attuale mister laziale, passando dalla serie C, alla B fino al raggiungimento della A) di Mazzarri.

Seppur Novembre, il clima è estivo, rovente e gli spalti dello stadio sono rimpolpati da un discreto numero di presenze laziali ed un settore ospiti, invece, completamente dipinto d’azzurro-Napoli, tanto che i cori dei tifosi napoletani, nonostante l’evidente inferiorità numerica, superano di gran lunga quelli dei sostenitori avversari.

La mascotte dei padroni di casa: l’aquila Olimpia, simbolo della libertà d’inventiva e di leggerezza sopraffina di piede, che ad ogni partita cerca di volare sempre più in alto. Quello degli ospiti: il ciuccio, testardo e umile animale scelto sin dagli inizi della storia del Napoli-calcio, perchè poco prima dell’arrivo dell’allenatore inglese Garbutt, sembra che il Napoli riuscisse a collezionare un numero piuttosto corposo di sole sconfitte. Da questa serie infinita di disavventure calcistiche, i tifosi, parlando della propria squadra del cuore la definivano come: “pare o ciuccio e Fichella (che la tradizione riconosce come un contadino napoletano che si prendeva cura di un vecchio asino acciaccato e ricoperto di piaghe), novantanove piaghe e la coda fradicia”. Intendendo qualcosa di veramente malandato.

Emblema della speranza di riuscire a governare al meglio i novanta minuti del match che li attende.

L’arbitro Mauro Bergonzi di Genova fischia il calcio d’inizio del match.

L’intera partita è dominata dalla sicurezza e dall’agilità dei bianco-azzurri, che hanno il pieno controllo della palla e decidono ogni suo movimento, lasciando poco spazio ai guerrieri di Mazzarri che non riescono a trovare in nessun modo la strada giusta della reazione.

Nel primo tempo per i laziali, Zarate (con evidente fallo di mano) segna al 15esimo, sull’assist di Mauri. Lavezzi per il Napoli prende un incrocio, l’unico tiro interessante di tutta la partita e al 16esimo del secondo tempo, il bianco-azzurro Floccari marca il raddoppio, sempre su assist dell’argentino, determinando il risultato definitivo della partita: 2-0.

Al termine del match, Edoardo Reya cede alla tentazione di andare a mandare un bacio sotto la curva azzurra che per tanti anni della sua carriera l’ha innalzato in volo ed ancora una volta, i tifosi lo applaudono e lo salutano calorosamente.

In classifica il Napoli è terzo con 21 punti, preceduto dalla Lazio (25) e dal Milan (26).

Anche se il popolo napoletano è abituato a volare in alto con la fantasia, a volte, in alcune occasioni, i sogni devono cedere il passo alla realtà e mentre all’Olimpico le lu

ci si abbassano, i tifosi azzurri rientrano a casa amareggiati e quelli bianco-azzurri entusiasti, l’aquila spiega le ali e dopo aver sorvolato il cielo di Roma, si ritira sulle vette a godersi il meritato riposo.