Un calcio alla crisi. Anzi, tre. Contro un’Atalanta ed un Tanque più pirotecnici del previsto, Cavani e Pandev pongono fine alle innumerevoli speculazioni che hanno sovaffollato la mente dei tifosi partenopei per l’intera settimana.
Un calcio anche al Milan, che per buona parte del secondo tempo aveva agganciato il Napoli al secondo posto. Stavolta, però, la grinta azzurra è troppo disarmante per poter segnare un semplice “+1” sul tabellone dei punti. Una squadra trasformata, nonostante la recidività di De Sanctis e Cannavaro nelle defaillances difensive: forte mentalmente, cattiva al punto giusto, sempre pericolosa in avanti, sorretta da una cornice di pubblico quasi commovente.
Un calcione allo scetticismo sul Matador, al quale si era aggiunto anche un impietoso rumor riguardante la sua vita privata. Emblematica la risposta di Cavani: prima scaccia i fantasmi di Verona dal dischetto, poi raddoppia con la più classica delle giocate da fuoriclasse. Schivo, restìo, l’uruguaiano ama far parlare di sè solo attraverso i numeri: 103 in 205 di A. Spaziale.
Un calcio, più silenzioso, anche agli eterni rivali bianconeri. La differenza di punti che separa le due squadre appare ancora proibitiva, e non è una novità che la Juventus non conceda punti nella più facile delle maniere, ma la prestazione di oggi fa ben sperare. Il Napoli ha ora un compito difficile: guardarsi dietro per proteggere la meritatissima qualificazione alla prossima Champions, e nello stesso tempo gettare un’occhiata alla Juventus, pronto a sfruttare ogni minimo passo falso. Per usare un gettonato luogo comune, gli uomini di Mazzarri hanno ancora 9 finali da giocare, e dopo oggi lo faranno con un piglio certamente diverso. Il messaggio alle inseguitrici e alla Juve è chiaro e tuonante: “Occhio, siamo ancora vivi”.