Avellino vince (77 a 72 il verdetto ) ,ma è ancora lontana dal convincere.L’appuntamento casalingo con Cremona dell’ex Gresta avrebbe potuto trasformarsi in occasione imperdibile per dimenticare Sassari , per sbugiardare la classifica e per mettersi tranquilli in vista del prossimo impegnativo match con Siena.Il campo dice, invece, che i due punti ci sono ma in quanto al resto si è ancora in un cantiere aperto.La super prestazione di Richardson ,mattatore assoluto con 29 personali e 27 di valutazione non basta a fugare le perplessità sul reale valore del gruppo.Le sole tre palle recuperate contro le diciassette perse la dicono lungo sugli straordinari che aspettano Vitucci. Poche le novità.In casa biancoverde confermate le riserve sull’utilizzo di Dean ancora dolorante ad una mano mentre Gresta è costretto a lasciare in panca Kelly per sua espressa richiesta .L’approccio degli irpini non è dei migliori.Errori in attacco e palle perse consentono il primo break di Rich che porta i lombardi a + 5.Dura poco.Due triple di Richardson rimettono le cose a posto. L’americano è incontenibile,segna solo lui,mette dentro altri due tiri e con un personale di 10 ribalta il risultato (10-7).Gresta infuriatissmo rivoluziona il quintetto con l’innesto di Ndoja , Kelly e Spralja.Ne sortisce una tripla di Tripkovic e un bel centro di Rich sulla sirena che riporta i biancoazzurri a contatto. Vitucci mette dentro Hayes ma è Lakovic a tenere botta con mano calda e geometrie ispirate.Su sponda avversa è il solito Rich a macinare punti. Un antisportivo fischiato a Spinelli complica la vita ad Avellino che non riesce a dare una svolta significativa alla gara chiudendo al riposo lungo con un risicato vantaggio di 5.Si riprende con Cremona che non ci sta a fare da vittima sacrificale. Tripkovic e Spralja sfiorano l’aggancio,ma Richardson continua a superare con spavalderia la zona predisposta da Jackson portando per mano i suoi al quarto decisivo ancora avanti di 6 (55-49).E’ Cavaliero adesso l’ago della bilancia.I suoi 5 punti filati pesano come macigni per mandare definitivamente a casa un avversario più ostico del previsto.