L’anima in pace, non ha mai pensato ad abbandonare la nave, Ancelotti. Non gli è mai passata per le mente un’idea del genere. Lo ha detto sottolineato e ribadito nella press-conference prevista dall’Uefa, alla vigilia della supersfida col Liverpool che ritiene un passaggio decisivo non soltanto per superare il turno di qualificazione ma anche per mettere alle spalle tutti gli incredibili avvenimenti che nel giro di una ventina di giorni hanno avvelenato l’ambiente. La sua capacità di gettare acqua sul fuoco ha in realtà profondamente stupito gli addetti ai lavori, piuttosto increduli rispetto alla valutazione del prolungato momentaccio degli azzurri sotto il profilo tecnico e soprattutto per la “guerriglia” in corso tra il club e la squadra, colpita dagli inevitabili provvedimenti adottati dalla società. Per l’Uefa viene messo da parte il silenzio stampa. Ancelotti torna a parlare e minimizza. Resta attaccato al timone del team partenopeo precisando e puntualizzando che non gli è mai sorta nella mente l’idea di lasciare, di girare le spalle e andare via, malgrado la delegittimazione incassata dal club e dagli azzurri: “Non mi sono mai dimesso, in trent’anni di lavoro non è mai successo e quando succede è perché viene meno la fiducia della società e della squadra e qui non è così, qui c’è unità d’intenti tra la società, l’allenatore e i giocatori, il che significa che la squadra ne uscirà fuori”. Come? Il tecnico minimizza sui risultati piuttosto negativi e insiste sulla riscossa degli azzurri: “Da questa situazione se ne esce con volontà, impegno, coraggio, personalità e voglia di fare. Certo, le prestazioni non ci soddisfano perché non rispecchiano il valore della squadra”. Preoccupa sicuramente la condizione psicologica degli azzurri, i tifosi non sanno più cosa pensare: “C’è un ambiente esterno e un ambiente interno. Quello interno è sereno e concentrato. Se non fosse così non saremmo qui. Tutti i giocatori sono pronti fisicamente e mentalmente”, i problemi sono però tanti, il Napoli non riesce più a vincere, come mai?: “La squadra è frenata, non è sciolta. E’ come il cane che si morde la coda quando non ci sono i risultati, questo è quello che ci manca. Voglio dire che non siamo all’ultima spiaggia, una vittoria ci può dare quel senso di spensieratezza che sarà utile per rimettersi in linea e tornare quelli di tempo fa”. Il patron non c’è qui a Liverpool, la sua assenza conferma i contrasti con la squadra e con l’allenatore. Giusto? Ancelotti smentisce: “Il presidente è vicino a me e alla squadra ed è un grande supporto per noi tutti, Il nostro ambiente è molto più sereno di quanto non si dica. Siamo tutti concentrati per come dobbiamo uscire da questo momento non favorevole”. La svolta possibile. C’è un lavoro diplomatico in corso per ristabilire i rapporti con il patron. Si parla di un incontro tra la squadra e il presidente nei prossimi giorni, è un tentativo per annullare le distanze e le sanzioni. Intanto il capitano Insigne è rimasto a casa: “Per mettere a tacere le chiacchiere vi informo che Insigne ha provato sul campo ma accusava ancora problemi al gomito. La sua è un’assenza importante. Sarebbe venuto con noi, ma la sua indisponibilità non lo ha permesso”. Tutto alle spalle, adesso c’è il Liverpool, e con il match col Milan ancora negli occhi la sensazione è che si corre il rischio di un’imbarcata. Ancelotti però non è d’accordo: “A Milano la squadra ha dato tutto. Era un po’ frenata nella prima parte della partita. C’era timore, preoccupazione. E’ mancato il possesso e la costruzione da dietro era lenta e poco precisa, mentre servivano più varietà di gioco e maggiore lucidità. Ma con il Liverpool non sarà così. Nei momenti così importanti non siamo né timorosi né preoccupati”. Il vero Napoli, due match-ball a favore per andare avanti nella Champions, il primo con il Liverpool, l’altro con il Genk nell’ultimo turno del girone di qualificazione: “In Champions la squadra ha espresso tutte le sue potenzialità. In campionato francamente no. E ne siamo tutti dispiaciuti. Però siamo concentrati e vogliosi di risolvere i problemi”, sarebbe ora. E non sarebbe male.