Vedersela con i campioni d’Italia è sempre problematico, stavolta ancora di più. Se l’avversario è quello di Monaco c’è poco da stare allegri. Diventa indispensabile il ricorso a tutte le energie in dotazione per evitare una figuraccia contro una formazione che è apparsa in gran salute, forte e completa in ogni reparto, capace di imporsi in terra tedesca con impressionante scioltezza .Gioca sette minuti devastanti l’Olimpia, a Monaco, poi accetta una battaglia di 33 minuti, va sotto di sei immeritatamente nel quarto periodo ma risponde, lotta e vince con una grande prova di squadra in cui tanti, tutti, portano il loro mattone e il carattere fa il resto. Il grande protagonista però è Daniel Hackett che detta i ritmi all’inizio e chiude la partita dalla lunetta, anche se è veramente difficile fare graduatorie. E meno male che almeno per una volta il campione statunitense, fermo per una lunga squalifica, non potrà fare danni. E’ ancora vivo e bruciante il ricordo della gara con Siena, quando da solo decise di ribaltare il verdetto e ci fece letteralmente a pezzi. Un campionissimo che è decisamente meglio ritrovarselo in tribuna che sul parquet. Ma la formazione di Banchi non è Hackett dipendente. E’ capace di distribuire al meglio il fatturato e ne sono una prova evidente i 16 punti di Ragland che fanno coppia con quelli di Hackett, gli undici di Kleiza, l’uomo delle sentenze, i 9 di Gentile sempre al servizio della causa comune, i 10 di un Samuels gigantesco, gli 8 di Moss preziosissimo con il suo enorme bagaglio di esperienza, per finire ai 5 di un recuperato Brooks. E di questa forza è pienamente consapevole Frank Vitucci che predica massimo rispetto, senza però timori reverenziali, con un atteggiamento sfacciato ma allo stesso tempo guardingo, ben sapendo che una palla persa o un attacco scriteriato può decidere l’inerzia della gara .Quello delle palle perse è un problema che angustia il coach veneziano, al pari della media troppo bassa dei punti realizzati. Ma è necessaria una risposta collettiva, a cominciare dalla panchina, finora ininfluente o quasi, per finire alla definitiva consacrazione di pedine importanti come Gaines e Banks. Se quei due decideranno di giocare, come nelle potenzialità, se Anosike ed Hanga riusciranno a confermare la loro crescita esponenziale, se la panchina, partendo da capitan Cavaliero, riuscirà a fornire il giusto contributo, allora non è detto che il verdetto non possa essere riscritto per un finale improbabile, ma non impossibile.