CALCIO: A SIENA NAPOLI AL PALO

In una Siena in cui si respira un mix d’aria medievale e gotica, in cui le salite sembrano non finire mai, quando inaspettatamente piove acqua a catinelle, nella venticinquesima giornata di campionato, s’incontrano per strada un gran numero di tifosi napoletani. Siena, una delle città italiane più composte: basta guardarsi intorno per vedere come vige sovrano il rispetto dell’architettura cittadina da parte anche dei commercianti che non espongono al di fuori del confine consentito dei palazzi storici le insegne dei propri negozi, più suggestiva: con i suoi mattoncini ed il suo tipico color terra di siena, ricca di storia e decisamente cosmopolita. Allo stadio “Artemio Franchi-Monte dei Paschi di Siena”, nonostante il divieto d’ingresso ai tifosi napoletani in seguito ai fatti accaduti a Udine, una curva è tinta d’azzurro e s’innalzano cori per sostenere i giocatori della SSCNapoli scesi in campo. Dossena, per il Napoli, non essendo titolare nè uomo in panchina, dovrà rimandare i festeggiamenti per la sua duecentesima presenza ufficiale della propria carriera di calciatore professionista. Obiettivi differenti anelano nella mente e nel cuore delle due squadre: il Siena, tenterà di accorciare le distanze dalla zona di retrocessione, mentre il Napoli vuole sfatare la “mini-crisi” rappresentata da tre pareggi e due sconfitte nelle ultime cinque gare. Il capitano Simone Vergassola, prima dell’inizio del match, depone un mazzo di fiori sotto la tribuna dov’era solito seguire le partite del Siena Franco Scali, artista poliedrico e grande appassionato dei colori bianconeri, conosciuto con il nome di “Scalino”, deceduto in settimana. Lo speaker, dopo aver elencato le formazioni che calpesteranno il manto verde, cerca di animare gli spiriti dei tifosi bianconeri. I cori dei sostenitori di entrame le squadre s’innalzano in un cielo grigio, ma la voce dei napoletani, finisce per imporsi. I senesi giocano in campo con il lutto al braccio per commemorare Francesco Anellino, allenatore dei portieri del Siena, anch’egli tragicamente scomparso la settimana sorsa a causa di un incidente stradale.

Una partita strana, troppo poco combattuta da parte di chi avrebbe dovuto giocare con gli occhi iniettatti di forza e speranza per la salvezza ed allo stesso tempo, troppo lenta e poco incisiva per un’altra squadra che invece, sale e scende i primi gradini della classifica, senza riuscire a trovare una posizione stabile. Un primo e secondo tempo che, per chi ha guardato il match comodamente seduto in poltrona da casa, sarà stato ricco di divagazioni mentali e cedimenti fisici. Uno degli elementi che sicuramente ha innalzato il livello di attenzione, sono stati i cori, o meglio, l’ennesimo coro contro l’arbitro Antonio Giannoccaro divenuto un cd suonato troppe volte in questa partita: venduto. Lo stadio Franchi, in quella che è la sua stuttura divisionale, cioè non un unico blocco di cemento, ma una serie contigua e continua di spalti tra i quali intercorrono grandi spazi, rappresenta a pieno lo spirito della città: diciasette contrade che storicamente sono divise tra loro, eppure c’erano 10.865 spettatori. Molto divertente è stato osservare come, nell’intervallo tra il primo ed il secondo tempo, le persone affacciate ai balconi di casa e dalle finestre dei propri appartamenti per vedere la partita, facevano una pausa caffè e durante la partita seguissero, minuto per minuto, le poche azioni e le tante palle gol mancate.

Dei guerrieri azzurri di Mazzarri sono scese in campo solo le anime, lasciando i corpi a casa, unica eccezione: Lavezzi, ritornato in campo nel secondo tempo dopo una lunga pausa dovuta ad un infortunio e dei bianconeri di Malesani, hanno calpestato il manto verde solo pochi corpi, davvero troppo pochi. Uno spettacolo strano è stato giocato nella terra delle diciasette contrade, sicuramente inaspettato per quanto riguarda una squadra come il Napoli, però, una volta tanto i cittadini senesi sembrano essere stati tutti concordi nell’essersi schierati contro il direttore di gara, che secondo il loro punto di vista, sembrerebbe aver favorito gli azzurri. Se lo sport può essere un momento di avvicinamento di cultura che ben venga, ma che non sia lasciato a casa uno spettacolo degno della serie A.