CALCIO: MONDIALI, REPORTAGE DAL SUDAFRICA

di Claudia Esposito

Parola d’ordine di questo mondiale 2010: vuvuzela. La tanto suonata, rumorosa e colorata trombetta che è diventato l’oggetto del desiderio di ogni tifoso del mondo, non la si sente smettere di cantare a qualunque ora delle mattine, pomeriggi e delle notti sudafricane. Il suo canto però, diventa davvero incessante tra gli spalti durante le partite di calcio, dove, per chi ancora non fosse munito di una lunghissima e vistosissima vuvuzela, si possono trovare venditori pronti a colmare immediatamente questa lacuna proprio all’interno dello stadio.

E non ne risultano assolutamente sprovvisti gli spettatori del match (il secondo) dell’Italia di Lippi, contro gli All-White (Nuova Zelanda) di Herbert, allo stadio Mbombela situato in Nelspruit.

Questa città, nonostante non sia un luogo di particolare interesse turistico ma piuttosto un grande centro economico, si è ben preparata ad accogliere i turisti accorsi per i mondiali e non solo. Infatti, non è difficile trovare un buon ristorante ed ottime sistemazioni per trascorrere un paio di giorni in questo capoluogo provinciale. Però, il vero punto di forza di Nelspruit, è la sua posizione: poco distante sia dal Park Krugel che dal Blyde River Canyon.

Per chi si trova a Nelspruit, infatti, percorrere queste due tappe è davvero necessario.

Il Park Krugel, che prende il nome dal presidente della Repubblica Sudafricana del 1883 Paul Krugel è uno dei simboli del paese. La sua superficie è pari a quella del Galles, i cui abitanti sono animali (tra cui i big-five, naturalmente) che si cibano di una tipica flora ed un’ottima fauna locali. E’ il parco più visitato del Sud-Africa considerando che conta all’incirca un milione di presenze umane all’anno e un’avventura davvero affascinante che è possibile vivere tra questi 20.000 chilometri quadrati, è quella di saltare su di una jeep ed effettuare almeno un safari notturno (considerando che il tramonto è verso le 18:00, dalle 16:00 alle 20:00 l’orario è perfetto) perché è proprio in questo lasso di tempo che gli animali sono in maggiore movimento e stato di allerta.

Il  Blyde River Canion, invece, è la terza gola naturale più profonda e grande del mondo. Un meraviglioso percorso panoramico da poter scoprire sia in automobile, costeggiando il margine del canyon; ma anche e soprattutto a piedi, sostando di volta in volta in diversi punti che sono dei veri e propri spettacoli naturali da togliere il fiato (come il God’s Window, che offre una vista fantastica che scende a strapiombo lungo i promontori fino all’acqua; il Pinnacle, un favoloso picco granitico; i Bourke’s Luck Potholes dette anche marmitte del gigante e i Three Rondavels, che sono delle rocce dalle insolite forme).

Dopo questa totale immersione nella natura, ripercorrendo le strade della città per arrivare allo stadio Mbombela, è difficile non notare ai molti angoli delle strade, ragazze africane che intrecciano, allungano ed acconciano capelli a pagamento. Molte tifose, sia azzurre (dell’Italia) che bianche (della Nuova Zelanda), sono lì pronte ad assorbire la cultura del luogo prima di varcare l’ingresso dell’arena che vede scontrarsi i propri beniamini: Italia versus Nuova Zelanda.

Una partita in uno stadio dagli spalti zebrati, dalle colonne portanti a forma di giraffa e che ha visto disputare un match abbastanza strano: nonostante gli azzurri fossero perennemente presenti nella metà campo avversaria (sia durante il primo che il secondo tempo) e nonostante gli innumerevoli tiri a porta, la partita si è conclusa in parità, 1-1 (gol dell’Italia segnato per rigore concesso a e da Iaquinta). Sorprendente la prestazione di Montolivo, meno convincente Camoranesi e numerose presenze-assenze come Gilardino e Pazzini.

Per vincere, si dev’essere uniti in branco e nel branco. Non potrebbe esserci miglior insegnamento che la terra africana possa dare. Non resta che imparare e mettere in pratica… ed allora, avanti azzurri.