di Enrico Fasano
99, 100, 101 volte Cavani. E’ la sua sera, la sua ennesima sera tinta d’azzurro. Stavolta la vittima sacrificale è un’Inter dilaniata dalle assenze, ma non per questo meno determinata a fare risultato. Anche i nerazzurri si iscrivono così al personalissimo taccuino del Matador, sul quale sfilano (non troppo orgogliosamente) le squadre colpite da una sua tripletta al San Paolo. Compaiono nomi più o meno illustri, internazionali e nostrani: dal Dnipro ai freschi campioni d’Italia, passando per Roma e Milan.
Quest’ultima sembra però avere un sapore particolare: non tanto per il raggiungimento semi-matematico dell’obiettivo Champions, idealmente conseguito da tempo. Ciò che fa pensare e raggelare i tifosi napoletani è l’espressione quasi malinconica del Matador nel lanciare un’occhiata alla folla. Viso contratto, occhi lucidi. No, questa non è come le altre. Nelle interviste post-match Cavani sorride, sopraffatto dall’emozione che pervade ogni cellula del suo corpo; spende parole d’amore per il tecnico Mazzarri, De Laurentiis ed il pubblico napoletano. Ma c’è un qualcosa, di piccolo ed impercettibile, che ogni tifoso napoletano riesce ad inviduare nelle sue fossette sudamericane. Nessuno sa cos’è. Forse nessuno ha il coraggio di definirlo.
Le voci impazzano: c’è chi è per le sirene spagnole, c’è chi va invece fino in terra anglosassone; TV e tabloid mormorano indefinitamente cifre, possibili merci di scambio, clausole, sceicchi ed i loro petrodollari. Tutti attori di un’infinita telenovela, basata unicamente sullo sport visto come business. L’attore protagonista, però, non sembra avere nulla a che vedere con la trama che gli costruiscono attorno. Persino quando lo accostano al sig.Diego Armando Maradona, dal cui record di gol con la maglia del Napoli lo separano solo 14 segnature, Edi risponde: “Non voglio spodestare nessuno, tutto ciò a cui penso è la partita col Bologna”. Edi gioca, punto e basta.