CALCIO: NAPOLI, ALLA CONQUISTA DI UN POSTO IN PARADISO

di Claudia Esposito

Anche se appartenente alla penisola italiana, la Sardegna è una regione autonoma con tanto di lingua ufficialmente riconosciuta: il sardo. E proprio in quest’isola sorge Cagliari, tra il golfo degli Angeli –così definito per la leggenda narrante che fosse il luogo scelto dalle creature celesti per viverci, in cui non si respirava odio e cattiveria e gli abitanti vivevano serenamente dediti alla pastorizia e all’agricoltura- e il promontorio della Sella del Diavolo –così detto per la credenza che Lucifero, per scacciare gli Angeli dalla terra da loro scelta, durante la battaglia per il territorio, fu scaraventato dal suo destriero e perse la propria sella che cadendo in terra, diede le origini all’altura che si trova sul promontorio di Sant’Elia: il quartiere più vecchio e meridionale di Cagliari, sorvegliato dall’antico faro che volge il proprio sguardo anche sull’omonimo stadio che in questa undicesima giornata di campionato di serie A, vede scontrarsi i rossoblu di Bisoli versus gli azzurri di Mazzarri.

In una giornata di sole, in cui non si vedono sostenitori napoletani all’orizzonte né per le strade del centro, la città corre attraverso i propri pacati ritmi quotidiani e la gente lavora sia nei pascoli che in stabilimenti del calibro di Unilever, Bridgstone, Coca-Cola e Hineken.

A tratti sembra di essere in paradiso e trasumanare per le strade che incrociano la Torre dell’Elefante, la Cattedrale e il Santuario di Nostra Signora Bonaria; in altri momenti invece, nel mezzo del cammin, la sensazione è di sprofondare nelle viscere dell’inferno, per la pendenza delle vie e le scale da salire e scendere e il purgatorio, lo si vive quando si perde, più che la guida, il senso dell’orientamento.

Cala la sera e si accendono i riflettori sul manto erboso e sugli spalti semi vuoti dello stadio Sant’Elia (costruito negli anni settanta in seguito alla vittoria dello scudetto del Cagliari 1969/1970). Arbitra il match Gianluca Rocchi di Firenze.

I novanta minuti non sono stati giocati al meglio da ambo le squadre, sembra di essere in purgatorio: nella cornice degli avari –nel gioco- per i guerrieri napoletani ed in quella degli accidiosi per i cagliaritani. Trascorre il tempo e rotola la palla senza particolari glorie né infamie. Però, le porte del paradiso nel finale si aprono per coloro che sono meno lontani dalla luce divina… e Lavezzi, sull’assist di Cavani -che prende possesso della palla durante il quarto minuto di recupero del secondo tempo in seguito alla punizione battuta dai rossoblu- gonfia la rete al 94esimo, chiudendo il match 0-1 per gli azzurri che si portano al terzo posto in classifica con 21 punti dietro la Lazio ed il Milan.

I guerrieri di Mazzarri rientrano in patria sofferenti ma vincitori, rappresentando esattamente l’immagine riflessa di una Napoli che: “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente… dinanzi a me non fur cose create se non eterne, e io eterna duro. Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate”.