di Claudia Esposito
Nel cuore pulsante della pianura Padana c’è la città più rossa d’Italia: Bologna, che ha avuto ininterrottamente sindaci di sinistra dal 1945 al 1999 e che durante l’amministrazione di Renato Zangheri, il 2 agosto 1980 alle ore 10.25, vide esplodere una bomba alla stazione centrale piazzata dai neofascisti dei NAR (nuclei armati rivoluzionari) causando 85 morti, facendo passare alla storia quest’avvenimento come la Strage di Bologna.
È sede di uno dei più avanzati quartieri fieristici d’Europa, nel 2000 è stata “capitale europea della cultura”, dal 2006 è “città della musica” UNESCO e nel 2010 è stata selezionata a partecipare all’Esposizione Universale di Shangai insieme ad altre quarantacinque città del mondo.
Ma Bologna è questo e molto altro: un intreccio di portici che si estendono per trentotto chilometri solo nel centro storico, dando vita ad una serie di camminamenti al coperto che consentono di percorrere la città al riparo dal freddo e dalla pioggia, nonché di favorire lo shopping infatti, nei tempi addietro, furono un mezzo di espansione delle attività commerciali e artigiane. Proprio barcamenandosi tra questi portici si giunge alla fontana di Nettuno che fa da apripista alla principale piazza della città: Piazza Maggiore, dov’è anche situata la gotica e imponente basilica di San Petronio, santo protettore di Bologna.
Poco distante, in piazza Santo Stefano, spicca il complesso di Santo Stefano, conosciuto anche come “le Sette Chiese” per la sua notevole articolazione in numerose chiese e cappelle collegate da un cortile e da un chiostro e proprio qui, erano conservate fino al 2000 le spoglie di San Petronio, ora traslate nell’omonima basilica. Un altro simbolo della città, sono le due torri: Torre degli Asinelli (97,20 metri, la torre pendente più alta d’Italia) e Torre della Garisenda (in origine alta 60 metri, ora 48) edificate per volere di nobili ghibellini nel XII secolo. La più pendente delle due, la Garisenda, fu citata più volte da Dante Alighieri, nella Divina Commedia e nelle Rime, a riprova del suo soggiorno a Bologna.
E nella trentaduesima giornata di campionato serie A Tim, è proprio la storica Bologna a proporsi come moderno scenario di combattimento tra i rossoblu di Malsani e gli azzurri di Mazzarri nell’arena Dall’Ara. Sotto un solo cocente degno di un’estate inoltrata, si assiste ad un vero e proprio esodo di tifosi napoletani giunti a sostenere la propria squadra del cuore, tanto che, per motivi di ordine pubblico, i cancelli dello stadio si sono aperti ben tre ore prima dell’inizio del match.
Ma è solo al fischio d’inizio dell’arbitro Orsato che il clima diventa davvero incandescente: il Napoli scende in campo senza matador Cavani (diffidato ma presente sugli spalti) eppure ha le idee ben chiare: la vittoria è il risultato a cui i giocatori napoletani puntano sin dal primo momento dominando completamente i bolognesi. Arriva così il primo gol al 29esimo 1T marcato da Mascara (suo primo gol da quando veste la maglia azzurra e centesimo della sua carriera da professionista) su assist di Lavezzi e da lì a poco, al 46esimo 1T, anche il secondo di Hamsik su calcio di rigore fischiato da Orsato per fallo del portiere bolognese Viviano su Lavezzi. Così si conclude il primo tempo: 0-2.
Inizia il secondo tempo che è giocato con ritmi più bassi dagli azzurri, ma il risultato finale non cambia, nonostante alcune occasioni sprecate dai rossoblu. Il match termina 0-2 sotto un cielo azzurro più che mai.
La classifica vede in vetta e sempre più vicine Milan (68) e Napoli (65) e terza l’Inter (62).
Si spengono le luci del Dall’Ara con la certezza che credere nei sogni è un motivo per vivere una vita migliore e cercare di realizzarli, è la strada giusta per essere felici.