Né vincitori, né vinti, tra Napoli e Atalanta il conto in Coppa Italia resta aperto: per capire chi accederà alla finale bisognerà aspettare lo scontro con la Dea di Gasperini la prossima settimana a Bergamo, nella partita di ritorno. Il match d’andata al “Maradona” si è concluso con un nulla di fatto a tutti i livelli, e senza reti. Chi si aspettava una partita spettacolo è rimasto completamente deluso. Ne è venuto fuori una partita soprattutto tattica, in cui ha avuto successo la “muraglia” adottata da Gattuso che ha spedito in campo un Napoli abbottonattissimo nella sua strategia tattica, un 3-4-3 piuttosto elastico, nel trasformarsi sovente in un 5-4-1: a farla breve in un catenaccio d’altri tempi in cui si è fatto onore Ospina tra i pali azzurri nel determinare il pari, salvando più volte la sua porta dall’asfissiante assedio dell’Atalanta e dalle conclusioni dei giocatori di Gasperini. Era comunque questo lo scopo di Gattuso, bloccare la Dea ad ogni costo considerando le condizioni della sua truppa, dell’indisponibilità di Mertens in Belgio per curarsi la caviglia, di Fabian Ruiz ancora fermo per il covid e dello stato di forma di Osimhen. Insomma un Napoli con la paura addosso, timoroso e spaventato, ben lontano dalla squadra che aveva fatto sprofondare l’Atalanta non molto tempo fa, qui a Fuorigrotta. A Bergamo, tuttavia, per superare il Napoli avrà a disposizione due risultati su tre, se sarà in grado di segnare almeno un gol. Gattuso a fine gara l’ha messa così: “Siamo in emergenza ma sappiamo soffrire. La squadra mi sta dando tanto. Abbiamo un solo attaccante a disposizione, Petagna. Non ha giocato dal primo minuto proprio per questo. Perderlo sarebbe un problema”. Si ritorna sullo sfogo nei confronti di Adl: “E’ finita lì, basta così. La messa il prete la dice una volta al giorno. Ho detto quello che dovevo dire, la mia messa io l’ho già fatta”.