E' MORTO FRANCO SCANDONE. IL PADRE, FELICE - AL QUALE E' INTITOLATO IL GRUPPO REGIONALE DELL'USSI CAMPANIA - GLI TRASMISE LA PASSIONE PER LO SPORT

E’ morto a napoli all’età di 78 anni Franco Scandone. Giornalista del Roma e del Mattino, aveva ereditato dal padre Felice (il collega al quale è intitolato il Gruppo Regionale Ussi della Campania) la passione per lo sport.  Di seguito il ricordo di Franco Scandone che Mimmo Carratelli ha scritto per Napoli.Com.

di Mimmo Carratelli

Franco Scandone, giornalista di razza, figlio di Felice Scandone, grande giornalista degli anni Trenta, fondatore e direttore del “Mezzogiorno sportivo” ed eroe di guerra, aveva una dote rara fra chi, nei giornali, ha la responsabilità di guida, caposervizio e redattore-capo. Non comandava, convinceva. I suoi ordini di servizio, a mezzo della sua voce calma, erano inviti, mai direttive secche. Non pretendeva, ma coinvolgeva. Perché lui aveva sempre le idee chiare e sapeva ottenere quello che chiedeva per la signorilità del carattere e la sapienza del mestiere.

Sottraendosi al “vizio” della scrittura, cedendogli solo per le cronache del ciclismo, inviato al “Giro d’Italia”, Franco Scandone era un superbo organizzatore del lavoro di redazione. I suoi “menabò” erano opere d’arte, precisi ma palpitanti, quando venivano preparati “a mano” sui grandi fogli di carta tracciando le linee che dividevano le nove colonne della pagina e piazzando gli spazi per i titoli, le foto, gli articoli.
Un lavoro in cui Franco Scandone era un maestro indiscusso. I suoi “menabò” nascevano da una emozione, dalla sua sensibilità di giornalista, dalla sua curiosità e dalla cura per il dettaglio. Era capace di darti già il titolo per l’articolo che dovevi scrivere, un suggerimento prezioso, uno spunto originale, la “traccia del tema” che era poi facile svolgere.

Al “Roma” è stato un maestro per tanti di noi, insegnandoci la pazienza, l’umiltà che doveva essere alla base del lavoro prima ancora dell’estro, la precisione, l’accuratezza. Inventò il supplemento sportivo del lunedì in carta rosa arricchendolo di spunti straordinari al di là delle cronache.

Fu sempre chiamato a dirigere il lavoro nelle occasioni speciali: le consultazioni elettorali, i grandi eventi, gli avvenimenti straordinari. Elaborava “menabò” e idee che non trascuravano nulla. Le pagine che organizzava erano superbe per completezza e dettagli. Ci conosceva bene e sapeva sollecitare il meglio che potevamo dare. Un lavoro “dietro le quinte” alla base del giornale.

Fu fantastico quando si passò dal lavoro tipografico “a piombo”, un lavoro totalmente artigianale (eccezionale, Franco, nel disegnare le pagine), alla realizzazione redazionale attraverso i computer.
Fu lui a piegare le “macchine” ai suoi disegni e alle sue idee. Le “macchine”, è il caso di dire, “eseguivano”.

Felice Scandone, il padre, aveva fondato il “Mezzogiorno sportivo”, trisettimanale. I balconi della redazione affacciavano su Piazza Trieste e Trento. Da quei balconi, Felice Scandone, man mano che gli “inviati” al seguito del Napoli trasmettevano per telefono le notizie, le urlava alla folla che si radunava nella piazza.
Una “radiocronaca” rudimentale e appassionante.

In guerra, cadde nel cielo di Tobruk, 1940, il suo aereo abbattuto dagli inglesi. Felice Scandone era stato anche calciatore, portiere nella squadra del Naples, quando, alle origini del calcio a Napoli, molti giornalisti giocavano nelle formazioni cittadine.

Franco ne ereditò la grande passione per il giornalismo e per lo sport. Ma è stato giornalista a tutto tondo, organizzatore e animatore delle pagine speciali che inventò sui suggerimenti di Alfredo Signoretti e Alberto Giovannini. Non c’era da tremare quando gli avvenimenti straordinari capitavano a tarda ora, vicina alla chiusura del giornale, e bisognava fare tutto presto e bene.
Franco Scandone stilava il suo programma redazionale e bisognava solo seguirne le “tracce” e gli indirizzi. Tutto il lavoro diventava facile pur nell’urgenza di consegnare titoli e articoli in tipografia. Lo rendeva facile Franco.

È stato fantastico lavorare con lui. Andato in pensione, continuava a seguire con affetto, e suggerimenti preziosi, il lavoro di quanti di noi erano ancora sulla breccia. Ieri, la brutta notizia. Il suo cuore, generoso, sensibile, ha cessato di battere. Franco ci lascia un gran vuoto, ci sentiamo più soli, ci mancherà il suo incoraggiamento. I funerali si svolgeranno questa mattina, alle ore 12, nella chiesa di Santa Caterina a Chiaia.