Non cambia niente, se non ben poco. C’è da dire però che a Udine il Napoli riesce comunque a frenare la caduta in basso ma resta sempre con i suoi guai addosso dai quali ne è impossessato. Le cose stanno così, il risultato ottenuto a Udine nella seconda parte serve al Napoli per portarsi via il pari ma non per arrivare ai tre punti malgrado l’assalto disperato del secondo tempo che è servito soltanto per fare un piccolissimo passo in avanti e per ritrovare una piccola parte del passato perduto e delle sue qualità. I numeri sono quelli che sono e dicono tutto in maniera esplicita: da nove partite gli azzurri sono senza vittorie e nelle ultime sette partite sono soltanto cinque i punti ottenuti, con cinque pareggi e due sconfitte. Ecco perché sotto alcuni aspetti – emersi nel secondo tempo nell’assalto portato all’arroccato bunker dell’Udinese – si può pensare e sperare a quella svolta che ancora non c’è stata, così almeno la pensa Ancelotti. Di strada però se ne deve fare ancora tantissima e pure velocemente per dare un altro senso alla stagione e per tentare il tutto per tutto per accedere alla zona Champions. Brutto infatti il Napoli della prima parte giocata alla Dacia Arena: squadra arruffata, senza idee, senza un’adeguata intesa fra i giocatori e funzionalità tra i reparti, con le sue incertezze, le lacune, le sue paure, priva di rapidità e con l’incapacità di andare a rete. E con gli ammutinati tutti in campo. D’altronde nel vivo dell’area di un avversario chiuso a riccio c’era ben poco da sperare in Lozano che centrattacco non è, e lì davanti non c’erano con la testa e con i piedi nemmeno Insigne, Mertens e Callejon, quest’ultimi due riportati in campo dopo due partite consecutive. In campo anche Koulibaly con Di Lorenzo nel suo ruolo sulla destra con Manolas accanto e Mario Rui sulla fascia mancina. Centrocampo senza Allan e con Fabian Ruiz e Zielinski. Sì, un Napoli brutto, senza testa e scombinato, al punto che ha beccato un contropiede e il gol dell’Udinese con Lasagna lanciato da Fofana in un corridoio dove si è bevuto Koulibaly in velocità e beffato Meret in uscita. E il Napoli? Chi si aspettava una squadra arrabbiata e pronta a sbranare i friulani si è sfracellato di nuovo il fegato dalla rabbia. Poca roba e inesistenti sull’altro fronte gli azzurri, lenti e scontati con nessun tiro verso la porta avversaria, un bilancio durissimo. Diversa la seconda parte di Koulibaly e compagni alimentati dalla forza della disperazione, da un po’ di cervello in più, da una maggiore carica e da qualche nuovo innesto operato dall’allenatore (fuori Insigne per Llorente e più tardi Younes per Lozano) e con lo spostamento di Callejon sul centro-destra per lasciare spazio alle incursioni di Di Lorenzo ma soprattutto alimentati dal timore di un nuovo tracollo trasformato in carica esplosiva. Così non è stato fortunatamente, grazie a Zielinski che ha trovato il gol dell’ex con un rasoterra fulminante per Musso (69’), dopo un’azione di Mertens che aveva creato lo scompiglio. Attenzione, non si può mica pensare di aver ritrovato il Napoli dei bei tempi, macchè. Restano sul tappeto le lacune, le incertezze, l’incapacità di andare a rete e di rendere fluida la manovra dei bei tempi andati. Ecco perché c’è sempre l’amaro in bocca mentre soltanto Ancelotti appare fermamente convinto di un ritorno del Napoli, privo dei condizionamenti emersi a Udine, dove si doveva vincere: “Abbiamo preso un gol ridicolo. Prevale la preoccupazione sulla lucidità, sulla chiarezza e sul coraggio. Diverso il secondo tempo. Ho visto la squadra più decisa nel palleggiare e più pressante sul terreno di gioco”. Ancelotti respinge le voci sulle spaccature interne tra la squadra e lui: “Ne sento parlare , ma non c’è stato mai nessun problema”. Beh, si sente parlare anche di un Ancelotti a rischio e con Gattuso sull’uscio della porta. Che fa il mister, voleva lasciare per caso? “No, mi sento più coinvolto adesso rispetto a quando le cose andavano bene. Le cose più male sono andate e più bene andranno”. Insomma Ancelotti non si stacca dal Napoli, lui d’altronde crede in De Laurentiis e non alla soluzione Gattuso: “Sono ipotesi che fanno parte del gioco. Tra l’altro Rino è un fratello e non gli ho chiesto nulla: io credo a quello che dice il presidente e cioè che ha fiducia in me”. Sarà, ma resta tutto all’ordine del giorno giacchè i problemi sono sempre sul tappeto. Per ora c’è una nuova tregua fino a martedì con il Genk in Champions al San Paolo. Dopo si vedrà.