Verso Londra con il cuore in tumulto. Il motivo c’è. Una macchina da guerra il battaglione azzurro, la fabbrica del gioco e dei gol: otto reti nelle ultime due partite. Gli ultimi quattro gol rifilati alla Roma all’Olimpico, sgretolata dalla valanga napoletana nella ripresa quando la squadra del cuore ha ritenuto di doverlo fare per chiudere la partita, riaperta parzialmente dagli uomini di Ranieri alla fine del primo tempo con un calcio di rigore di Perotti che aveva pareggiato il conto con una magia di Milik, realizzata dopo poco meno di due minuti. Un’illusione però il penalty trasformato da Perotti, provocato da un’uscita avventurosa di Meret su Dzgeco. In quel momento vanamente su di giri la Roma è crollata di schianto più tardi cancellando le vaghe speranze di Ranieri di far risultato. L’ex tecnico azzurro del dopo-Maradona si era illuso di portare a termine la grande impresa dopo aver tirato il fiato grazie alla realizzazione del penalty a favore dei giallorossi, così non è stato però giacchè Ancelotti dopo quel pareggio strappato per i capelli alla fine della prima parte dagli uomini di Ranieri, ha trasmesso negli spogliatoi ai suoi giocatori in maniera piuttosto perentoria ciò che avrebbe voluto vedere e che gli azzurri opportunamente sollecitati hanno puntualmente mostrato, annullando qualsiasi velleità degli avversari. In realtà gli azzurri non hanno mai concesso niente. D’altronde la loro superiorità è apparsa fin troppo evidente sotto tutti i punti di vista. Sempre. Superiorità tecnica, di condizione fisica, del collettivo ed anche mentale, ma senza nemmeno darsi da fare più di quel tanto. E sono stati questi particolari mostrati soltanto a tratti nel primo tempo che hanno spazientito Ancelotti, soprattutto la mancanza dell’intensità dovuta, pur se il match è sempre stato nelle mani di Callejon e compagni. No, nessun accostamento con i grandi derby del passato quando azzurri e giallorossi scatenavano il tifo dei propri supporters nelle sfide infinite. No, ieri non c’è mai stata partita malgrado la buona volontà degli avversari: il Napoli ha dominato in lungo e in largo, trottorellando un po’ dappertutto e quando ha ingranato la quarta, alla Roma non è rimasto che alzare bandiera bianca. Gli azzurri hanno principalmente badato al possesso palla e al palleggio, due denominatori sfruttati con un fare addirittura gigionesco e sprezzatamente talvolta “disdignus”, come amava ripetere Ottavio Bianchi al comando degli azzurri negli anni d’oro, cioè come quando c’era Lui, Diego Armando Maradona. Non che il Napoli non abbia fatto la sua parte nel primo tempo forte di un centrocampo di ferro con il solito Allan a proteggere la difesa, con Fabian Ruiz forte della sua qualità tecnica e di Verdi sulla fascia sinistra, finalmente all’altezza di quelle aspettative che finora non erano state rispettate. Non c’era Insigne ma Verdi che ha finalmente mostrato di essere in palla, con i suoi scambi, i suoi inserimenti e i suoi assist: suo il lancio trasformato in gol da Milik in apertura della sfida. E proprio lui è stato premiato dal gol personale – il terzo della serie del Napoli all’Olimpico – quando si è infilato centralmente nella difesa giallorossa fatta fuori dal suo inserimento rapido e dalla palla in rete, piazzata abilmente nella porta di Olsen (50’). Già, era un Napoli migliore ed anche di parecchio rispetto a quello visto in campo nella prima metà, ora più rapido, più offensivo e più intenso, proprio come chiedeva il mister. I segnali del cambiamento erano già arrivati dal secondo gol siglato da Mertens cinque minuti prima di quello firmato da Verdi. Mertens si era precipitato in area della Roma e favorito da un erroraccio di Olsen su di una palla bassa di Callejon, appoggiava in rete il raddoppio per gli azzurri. Braccia al cielo e felice di non essere andato in Cina, il belga ha festeggiato il bersaglio personale numero 73, quarto marcatore di tutti i tempi in serie A, raggiungendo Cavani e il gol numero 103 nell’all-time dove ha trovato il mitico Vojak. Vietato fermarsi, comunque, anche dopo il gol del 3-1 di Verdi. Ancelotti apportava qualche modifica, richiamando Fabian Ruiz nel centrocampo per una maggiore copertura dopo aver spostato Allan sulla destra rispetto alla sua posizione centrale, assunta come di consueto negli ultimi tempi. Toccava intanto ad Ounas entrare (58’) al posto di Mertens, tirato fuori per un problema al ginocchio della gamba sinistra, niente di preoccupante dirà Ancelotti a fine partita. Entrava anche Malcuit per una prevista alternanza con Hysaj mentre la Roma centrava una traversa con Zonzi su di una palla respinta da Meret, nessun spavento comunque. Il giro delle sostituzioni si completava con Younes al tiro al bersaglio e al gol – il secondo in due partite – tanto per rendere felice Ancelotti e i tifosi azzurri presenti all’Olimpico. Più tardi la grande soddisfazione espressa dal nuovo timoniere che vuole condurre il Napoli verso un grande traguardo europeo: “La squadra ha giocato ad un livello molto alto. Dobbiamo preoccuparci di mantenere la continuità e l’intensità, è la maniera migliore per prepararci all’Europa League. Sono convinto che arriveremo bene al match con l’Arsenal”. Ancelotti sa che al Napoli hanno attribuito il ruolo di squadra favorita: “Per noi è un onore”, roba da libro cuore.