Il modo di esercitare la leadership, la capacità innata di gestire e ottimizzare le risorse umane, la naturale propensione a comprendere le persone e gli eventi: questo è Julio Velasco, una personalità rilevante, un maestro per tutti coloro che si occupano di Sport-Psicologia. Educare attraverso lo sport, non è uno slogan ma un’opportunità. Gestire l’aggressività e il confronto tra le persone con delle regole e in modo divertente; insegnare a saper vincere e a saper perdere è fondamentale a livello educativo. Non siamo tutti uguali.
Sono questi i temi trattati in occasione dell’incontro con Julio Velasco, allenatore della Nazionale spagnola di Volley ed ex Ct dell’Italvolley, organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Campania e l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale.
“La Psicologia dello Sport è una disciplina altamente specifica – ha spiegato Claudio Zullo, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania -. Solo da poco se ne comprende l’importanza nonostante in questo ambito esistano vuoti culturali e formativi impressionanti. Non ci sono percorsi didattici strutturati di psicologia dello sport nelle università italiane , né tantomeno esiste, presso gli ordini professionali, la possibilità di identificare psicologi con questa professionalità. Eppure una richiesta di psicologia da parte dello sport esiste, è perciò necessario garantire qualità e competenza per questi interventi”.
Il Gruppo di Lavoro in Psicologia dello Sport istituito presso l’Ordine degli Psicologi della Campania ha il compito di affrontare proprio queste carenze.
“Noi sappiamo bene – ha affermato, dal canto suo, Salvio Esposito, Psicologo dello Sport – che lo sport è uno strumento molto potente perché, più che in ogni altro comportamento umano, identifica la necessità di competere con se stesso e con altri. Gli sportivi sono generalmente molto sensibili alla psicologia: vogliono sapere come vincere; quale sport devono praticare i bambini; se e quale sport è meglio per i tossicodipendenti, per i detenuti o per i malati mentali ai fini della riabilitazione. È evidente, quindi, che c’è bisogno di una specifica competenza psicologico sportiva che non può essere improvvisata. Ci sono progetti interessanti – prosegue Esposito, anche responsabile del gruppo di Lavoro in Psicologia dello Sport dell’Ordine degli Psicologi della Campania – dove lo sport è impiegato nella prevenzione del disagio, nella riabilitazione e nella cura di patologie psichiatriche come la depressione”.
Un esempio è il progetto “Palla Storta” diretto a ragazzi in condizioni di particolare svantaggio, quali gli ospiti dell’Istituto Penitenziario Minorile di Nisida e i giovani a rischio di emarginazione e devianza dei quartieri più degradati di Napoli. Lo scopo del progetto è sviluppare la cultura del rugby come strumento di contrasto e di lotta ai fenomeni di degrado sociale e culturale. Il Dipartimento di Psicologia della A.S.L. Napoli1collabora al progetto, insieme al Comitato Campano della Federazione Italiana Rugby, la Società Sportiva Amatori Rugby Napoli e la Fondazione Laureus, attraverso l’U.O.P.C. del distretto 51. Questa esperienza segue altri esperimenti simili attuati in ambito istituzionale come “Napoli Sport Against Drug”, indirizzata agli utenti tossicodipendenti dei Ser.T. e ancora prima il pionieristico esperimento, che prevedeva l’inserimento nel Tennis-Tavolo agonistico degli internati dell’ Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa.
“Sono esperienze – ha concluso il Presidente Zullo – che rappresentano altrettanti filoni lavorativi di sicura utilità, laddove è richiesta una professionalità psicologio-sportiva che è tutta da costruire e che non può più essere dimenticata”.