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C’è poco da fare e molto da dire, il Capataz del nuovo Napoli è riconosciuto all’unanimità, anche da chi fino all’altra sera, prima della finale di Coppa Italia, ancora storceva il muso: ora si sono ravveduti tutti ma proprio tutti ponendo Ringhio Gattuso sul piedistallo più alto e non soltanto per la sua carica aggressiva, ma anche – e finalmente – come stratega, visto che ha mandato in confusione tecnico-tattica l’attuale allenatore della Juve, non in grado di conferire un’identità di gioco a Madama, così come aveva fatto a Napoli. Insomma Gattuso sugli altari e Sarri nel polverone rovente delle polemiche che si sono scatenate alla Juve, in Coppa Italia sconfitta ai rigori dagli azzurri che tuttavia hanno messo con le spalle al muro i bianconeri anche sotto il profilo del gioco, del carattere e della strategia. Bye-bye di nuovo, Sarri, una volta per tutte. Qui al timone di comando c’è Gattuso che non ha nulla da invidiare a chicchesia. Anche dopo la Coppa Italia Ringhio è rimasto coi piedi per terra e nella sua panoramica nell’intervista rilasciata al direttore di Kiss Kiss Napoli, Valter De maggio, ha fatto il punto della situazione dopo l’impresa dell’Olimpico: “Coppa Italia? Sono state tre partite durissime. Ricordo bene quella con la Lazio. Rimasti in dieci abbiamo sofferto, abbiamo saputo soffrire. Contro l’Inter partita molto difficile, è arrivata con una grandissima forma fisica. Nella finale con la Juventus la squadra è cresciuta e stava bene di testa e ciò ci fa ben sperare in vista del campionato. Da giocatore quando vincevo un trofeo pensavo già a quello che avrei dovuto fare il giorno dopo e questo difetto mi è rimasto. Nel calcio ci si deve trovare sempre pronti. Abbiamo il dovere di fare le prossime dodici partite nel miglior modo possibile. Martedì abbiamo già una squadra come il Verona che può metterci in difficoltà”, il rapporto con gli azzurri: “Sono il loro amico ma in campo il peggior nemico e loro lo sanno. Non porto rancore, sono fatto così. Ho costruito la mia carriera da calciatore sull’umiltà”, è possibile mirare al quarto posto? “Non lo so, l’Atalanta ha anche una partita da recuperare. Noi dobbiamo migliorare”. Ad agosto il match di Champions con il Barcellona: “Ce l’andiamo a giocare”, Gattuso Special-one del Napoli? “Di speciale sicuramente non ho peli sulla lingua. Chi sarebbe stato il quinto rigorista? “Allan”, La perdita della sorella: “Avevo un rapporto incredibile, ero molto legato. Ha sofferto in questi anni ma la cosa più dura è vedere l’abbraccio dei genitori, ho due figli e so cosa si prova. Lei sta bene lassù, un giorno ci incontreremo tutti insieme e ci faremo una chiacchierata”, fin qui il Capataz azzurro che nel calcio ha realizzato se stesso e che ha rivoltato il Napoli con il suo lavoro e perché no con dieci comandamenti. Eccoli: rispetto; disciplina; massima applicazione tecnico-tattica; umiltà, amore per la maglia; attaccamento al club; attaccamento ai tifosi; concentrazione; ferocia agonistica in partita e capacità di soffrire in campo. Cosa si può pretendere di più dal Capataz?