Non sa più vincere il Napoli. Stralunata e travolta dagli avvenimenti la squadra di Ancelotti non va al di là di un deludente e amarissimo pareggio contro il Genoa, denunciando limiti ancora più accentuati rispetto al recente passato. I tre punti avrebbero risanato un po’ l’ambiente degli azzurri e perché no avrebbero consentito un riavvicinamento tra loro e il club e anche con la Torcida, la componente più colpita dall’insubordinazione dello spogliatoio, ovvero il rifiuto di proseguire il ritiro ordinato dalla società. La partita purtroppo si è invece conclusa così come era cominciata, con i fischi all’inizio, durante e alla fine del match maggiormente sonori mentre i calciatori della squadra del cuore lasciavano il terreno di gioco a testa bassa tutti insieme e compatti. Sarà stata la complessa situazione ad incidere in una prestazione per niente pimpante, anzi scialba e non altezza della qualità del patrimonio tecnico della squadra. Diciamola tutta, il Napoli di oggi è appena appena l’ombra di quel bellissimo squadrone che tempo fa ha fatto tremare tutta la serie A ed anche alcuni team di rilevanza assoluta a livello europeo. Anzi, proprio di quella squadra non c’è rimasto che un lontano sbiadito ricordo che sfuma sempre più tra profonde amarezze. Si può perfino azzardare che quella con il Genoa è stata la peggiore prestazione finora fornita durante la gestione Ancelotti. Ma non perché i calciatori non abbiano dato il massimo. Magari soltanto alcuni non sono stati all’altezza, ma nel complesso il problema riguarda un po’ tutti: squadra senza ritmo, nient’affatto rapida, slegata tra i reparti, poche idee, senza testa e priva della capacità penetrativa in prima linea in grado di far male agli avversari. In verità a rete c’era andato Insigne al 1’, purtroppo in un’azione viziata da fuorigioco. Il dato negativo è dato tuttavia dal fatto che nello specchio della porta difesa da Radu il Napoli ha prodotto un solo tiro (Zielinski, al 16’) in tutto il primo tempo, parato in tuffo dal portiere avversario. Viceversa la difesa azzurra ha rischiato parecchio. E meno male che l’ex Pandev ha ciccato la conclusione (16’) forse a causa di un ciuffo d’erba incrociato dal suo sinistro al momento culminante. Ci sono stati anche altri momenti del Genoa che avranno creato il mal di capo ad Ancelotti e si deve a Koulibaly di aver impedito ai rossoblù di conquistare il vantaggio incrociando sul piattone a botta sicura di Pinamonti, salvando così la porta difesa da Ospina. Per il Genoa ci sono state comunque altre occasioni create in contropiede saltando l’inconsistente centrocampo azzurro composto per gran parte del match da Ruiz e Zielinski (Allan fuori per infortunio), per carità due ottimi calciatori ma mandati allo sbaraglio in ruoli e posizioni che non fanno parte delle loro specifiche qualità tecniche e tattiche. Ancelotti a sua volta ha cercato di giocarsela tutta la partita ovvero inserendo dall’inizio Lozano accanto a Mertens con Milik anche lui infortunato. Sono entrati più tardi Llorente per Callejon, Elmas per Insigne (fischiatissimo al momento del cambio) e Luperto a sinistra per Hysaj schierato sulla fascia per l’indisponibilità di Mario Rui, al fine di far cambiare qualcosa. Un solo dubbio per un fallo di mani di Leranger in area su cui però il Var non è intervenuto. La nota indicativa e tuttavia incredibile, è fornita dal possesso palla, a favore del Genoa, insieme con i numeri allarmanti legati ai risultati: il Napoli ha collezionato sette punti nelle ultime sei partite, una miseria, la fine di un ciclo.