Roba da mangiarsi le mani: un incredibile e inimmaginabile pasticcio di Ospina – schierato al posto di Meret fermo per infortunio – regala i tre punti alla Lazio che agguanta alla vittoria nel finale del match. E’ una stagione stramaledetta, non c’è altra spiegazione per rendersi conto di tutto quello che sta succedendo al Napoli. Dopo quello del San Paolo con l’Inter di Conte, un altro disastro. Un altro regalo dopo i tre cadeaux ai nerazzurri. Stavolta lo ha confezionato Ospina – dribblomane fallito – che si è impappinato cincischiando sulla palla in un inspiegabile inutile dannoso tentativo di tenere palla ai margini esterni dell’area azzurra, sull’attacco di Immobile, da non credere. Semplicemente assurdo: pressato dal bomber di Torre Annunziata, Ospina è rimasto vittima di un folloide dribbling. Immobile ha naturalmente badato al sodo ed ha guadagnato la palla indirizzandola a rete, 82’. Un guaio. Sulla traiettoria è intervenuto alla disperata Di Lorenzo che ha completato la cottura della frittata, infilando la porta nell’inutile tentativo di salvataggio del gol laziale, comunque e giustamente attribuito al bomber di Inzaghi, considerando la traiettoria vincente che si sarebbe conclusa comunque nella porta azzurra. Gattuso non credeva ai propri occhi, anche perché questa sconfitta all’Olimpico non stava né in cielo né in terra, soprattutto dopo un secondo tempo giocato dal Napoli con sicurezza e disinvoltura, ma senza fortuna. E pensare che era apparsa in palla e abbastanza solida come non mai la difesa azzurra (con Haysaj, Manolas, Di Lorenzo e Mario Rui) sempre in linea, attenta e scrupolosa. Buono anche l’assetto complessivo con un centrocampo più compatto ed efficace ed in grado di uscire bene, sempre con i soliti interpreti e cioè Allan a destra, Fabian Ruiz centrale e con Zielinski a sinistra, nell’accompagnare l’azione offensiva. Nel secondo tempo buono anche il palleggio e in buonissima evidenza Lorenzo Insigne, sulla strada giusta per ritornare il calciatore brillante di qualche tempo fa. Lì davanti ha fatto tutto lui, impegnando Strakosha fino all’ultimo in alcune proibitive conclusione a giro o anche con palloni radenti a filo d’erba che avrebbero meritato di finire nel sacco laziale. Ci ha provato anche Zielinski (68’), centrando però l’ennesimo palo nell’attuale storia stagionale del Napoli. Non pervenuto invece Milik, arruffone e inconcludente. In parte anche Callejon piuttosto in affanno, mentre Allan si è lanciato in allunghi personali purtroppo senza frutto, richiamato a sua volta da Gattuso che spesso ha strigliato pure Fabian Ruiz, invitandolo a dare velocità all’azione azzurra, giocando a due tocchi, anziché portare inutilmente la palla. Finisce qui la storia di Lazio-Napoli con gli azzurri costretti alla resa all’Olimpico per il pasticcio di Ospina, dove gli azzurri avevano sempre trionfato nelle ultime cinque partite. Il rammarico è pesante, anche se Rino Gattuso a fine gara cerca di mascherare il suo stato d’animo: “Cosa dire alla squadra dopo una partita così? Niente, cosa vuoi dire, fai notare cosa hanno fatto bene e i pochi errori. Le partite devi vincerle perché le chiacchiere se le porta il vento ed a noi servono fatti concreti”. Gattuso mostra il petto, sostiene di essere lui il responsabile dell’errore di Ospina: “L’errore ci sta, assurdo e incredibile. Ma l’errore è mio perché sono io che chiedo al portiere di uscire sempre dal basso e di rischiare. E poi ci sta che il portiere possa sbagliare. Il portiere è fondamentale nel farti uscire dalla pressione dell’avversario. Ci alleniamo così”. Ed ora che succede? “Abbiamo maledettamente bisogno di una serie di risultati positivi. La squadra è viva, siamo sulla strada giusta, ma vallo a raccontare ai giocatori. La bravura mia e dello staff è di non far mollare di una virgola”. C’è la Coppa Italia, martedì al San Paolo con il Perugia: servirà a ridare forza al Napoli? C’è un solo obbligo: “Abbiamo toccato il fondo, ora dobbiamo iniziare a vincere!”, sarebbe ora.