Bentornato Higuain, bentornato Napoli: la domenica napoletana non sarebbe potuta iniziare meglio. Di fronte un Torino coraggioso, che prova a fare la partita per tutti i 90 minuti (a tratti anche riuscendoci), ma che deve fare i conti con un non-pervenuto Alessio Cerci, progioniero della gabbia eretta da Albiol e Fernandez. Ecco il trait d’union con il Napoli delle prime uscite di Benitez: una forte solidità difensiva, unita alla disarmante concretezza negli ultimi 16 metri. Se c’è, infatti, un vero elemento chiave negli accorgimenti apportati dal tecnico spagnolo è proprio quell’estrema efficacia nell’esecuzione di entrambe le fasi. Sono tutti fondamentali, allo stesso modo. Non esistono più i “tre tenori”, c’è unicamente una macchina da punti che puó contare sull’apporto di 25 giocatori pronti a tutto per portare a casa il bottino pieno. Il Napoli è più squadra, e lo testimonia il fatto che buona parte delle vittorie conquistate da settembre sono state firmate dalle cosiddette “seconde linee” (Britos a Milano, Pandev a Marassi, Zapata al Velodrome). Ed anche se oggi il merito lo prende tutto Higuain, rinato mattatore della fase offensiva e freddo esecutore dal dischetto, i tre punti ottenuti col Toro sono frutto del corale sacrificio e del comune senso di rivalsa degli 11 partenopei. Non c’è tempo, peró, per rilassarsi: già mercoledì c’è la Fiorentina. Il test è di un’importanza “ineffabile”, per citare un cittadino non proprio insignificante della storia della splendida Firenze. L’obiettivo? Il purgatorio alla gente di Napoli è stato sempre un po’ stretto. Fate voi.