Balli e canti al San Paolo, il Napoli torna a fare il…vero Napoli e la Juve finisce in ginocchio, distrutta nella testa e nelle gambe, fatta fuori con un 2 a 1 meritatissimo dagli azzurri, firmato da Zielinski e da una straordinaria conclusione a volo di capitan Insigne, due capolavori fatturati entrambi nel secondo tempo. Quarantacinquemila tifosi in delirio alla fine nell’intonare a squarciagola “Un giorno all’improvviso…”, come ai bei vecchi tempi con al timone della squadra del cuore l’ex comandante accolto a Fuorigrotta da bordate di fischi fuori ordinanza. E prima di lui è toccato a Higuain nel riscaldamento prepartita: Napoli non dimentica e per la smisurata passione della sua Torcida è stata ripagata da una superprestazione di tutti i suoi azzurri, vecchi e nuovi, guidati da un tecnico che a furia di ringhiarli addosso, ai suoi ragazzi li ha fatti ridiventare una squadra di calcio e che squadra, mister Gattuso. Arrogante e presuntuosa probabilmente la Juve non avrebbe mai creduto di ritrovarsi davanti ad un team ricostruito e risanato – da quello che si è visto – al punto da accettare su due piedi la sfida e di battagliare senza paura con i primi della classe. Una fisarmonica il Napoli, saldo e compatto tra centrocampo e difesa, con Meret tra i pali, richiamato in servizio a causa di un improvviso malanno accusato da Ospina all’ultimo momento. Eroici gli azzurri che hanno battagliato dal primo all’ultimo minuto, senza mai perdere la testa, soprattutto nell’arroventato finale quando Madama ha trovato il gol con Cristiano Ronaldo (non aveva mai segnato al San Paolo), grazie anche ad uno svarione di Meret. Sul piatto della bilancia va tuttavia posto un netto fallo di mani in area di Cuadrato che l’arbitro Mariani ha voluto ignorare valutando a suo modo, così come ha fatto il var Rocchi che non ha pensato affatto ad intervenire. Ebbene il Napoli ha retto anche a questa ingiustificata incomprensibile ingiustizia reggendo il passo soprattutto nel settore centrale, zona di dominio di Demme tirato poi fuori a favore di Loborkta per non correre pericoli in considerazione di un cartellino giallo incassato dal tedesco. La squadra di Gattuso, talvolta imprecisa, poco rapida e un tantino leziosa in alcune circostanze, ha tuttavia scatenato alcune ripartenze di assoluta pericolosità che tra l’altro hanno portato al gol prima Zielinski favorito da una bordata di rara potenza di Insigne respinta da Szczesny e raccolta dal polacco e poi dalla conclusione vincente del raddoppio siglato dal capitano. Insomma un altro Napoli, squadra rinata e apparsa totalmente trasformata in tutto e per tutto, in particolar modo nella convinzione e nella furia agonistica, come mai prima d’ora, se non in Champions contro il Liverpool. L’entusiasmo scoppiato alla fine anche tra gli azzurri non ha contagiato tuttavia Rino Gattuso che tiene il piede incollato sull’acceleratore: “E’ una partita che non cambia niente. Abbiamo 27 punti, se guardiamo la classifica ci diamo legnate sui denti. La nostra forza è l’umiltà. Se la squadra riesce a soffrire vengono fuori partite così. Mi è piaciuta tutta la squadra, da Meret a Hysaj. Alla Juve abbiamo concesso solo una palla gol. Stiamo raccogliendo i frutti”, Gattuso ringhia, si scioglie e finalmente trasmette apertamente i suoi complimenti: “La partita l’ho preparata con grande rispetto per loro. Grande Demme, ci ha dato copertura e ordine. La partita l’abbiamo vinta con grande palleggio, prendendo però un gol da polli. L’ultimo passaggio l’abbiamo sbagliato, possiamo fare meglio. E’ un calcio diverso da quello che giocava Carlo Ancelotti. Sono orgoglioso di essere un uomo del Sud e allenare una piazza così è motivo di orgoglio. Quando giocava Maradona rompevo le scatole a mio padre per venire qui. E’ emozionante. A fine maggio vedremo dove saremo. Non sono presuntuoso ma spero di scrivere cose importanti per il club e la città. Sampdoria, Lecce e Brescia?, dopo queste tre partite possiamo dire se siamo guariti. L’obiettivo è arrivare prima di tutto ai 40 punti”.